La bufala, che ha avuto origine da una serie di post virali, afferma che Facebook avrebbe iniziato a far pagare gli utenti per i loro servizi. Tuttavia, questa affermazione si è rivelata completamente infondata.
Facebook, come molte altre piattaforme di social media, guadagna attraverso la pubblicità. Gli inserzionisti pagano per avere accesso alla vasta base di utenti del sito. Questo modello di business ha permesso a Facebook di rimanere gratuito per i suoi utenti.
In un mondo sempre più connesso, le notizie false e le informazioni fuorvianti possono diffondersi rapidamente. E’ proprio quello che è successo con la recente bufala di Facebook. Ma oggi, possiamo finalmente mettere a riposo questa storia.
La bufala continua a circolare. Questo evidenzia l’importanza della verifica delle informazioni prima di condividerle. In un’epoca in cui le notizie false possono diffondersi rapidamente, è fondamentale fare la propria parte per fermare la diffusione di informazioni fuorvianti. E’ importante ricordare che non tutte le informazioni che troviamo online sono veritiere. Prima di condividere una notizia, è sempre una buona idea verificarne l’accuratezza. Ricordate, una notizia falsa condivisa è una società ingannata.
Siamo tutti responsabili della verità che circola online. Facciamo la nostra parte per mantenere internet un luogo di informazione accurata e affidabile.
Sebbene possa sembrare motivo di gioia, dobbiamo ricordarci che non ci sono molte ragioni per ridere.
E’ evidente che siamo di fronte ad un segno della scarsa consapevolezza digitale di molti italiani riguardo alla privacy e ai termini di servizio dei social media, tanto grave quanto è massiccio l’utilizzo del social network durante la nostra giornata quotidiana.
Un messaggio chiaramente falso è stato diffuso online da un anonimo scherzoso, riuscendo a ingannare altri utenti. Successivamente, la natura virale dei social media ha contribuito a diffondere ulteriormente questa falsità.
Gli italiani passano online oltre 30 anni della loro vita
La bufala non è la prima e non sarà l’ultima. Il messaggio è scritto in un italiano non fluente e invita gli utenti a non concedere autorizzazioni a Meta – la società proprietaria del social network – per l’utilizzo di foto e dati personali di chi è iscritto alla piattaforma.
Come accennato, la notizia in questione è falsa poiché Facebook non ha l’intenzione di addebitare alcun costo agli utenti.
La bufala è comparsa dopo l’avviso da parte di Facebook
Come abbiamo illustrato nel nostro articolo precedente
La società Meta, fondata e diretta da Mark Zuckerberg, ha deciso di lanciare una versione a pagamento dei suoi social network (Instagram e Facebook) per gli utenti europei.
Questo cambiamento entrerà in vigore a partire dal 27 novembre. Da questa data è stata introdotta la possibilità per gli utenti di sottoscrivere un abbonamento mensile che consentirà loro di utilizzare i servizi senza pubblicità.
È importante sottolineare che questa opzione è completamente facoltativa e non obbligatoria.
l’Unione Europea sta attualmente lavorando per regolamentare l’utilizzo commerciale dei dati degli utenti. In linea con queste normative, Meta ha deciso di implementare un nuovo abbonamento a pagamento per coloro che desiderano continuare a utilizzare il servizio senza essere disturbati dalla pubblicità.
Nel senso che è ancora possibile e garantito utilizzare gratuitamente i due social. Coloro che scelgono di non sottoscrivere alcun abbonamento potranno comunque continuare a utilizzare questi servizi gratuitamente, ma visualizzeranno inserzioni più rilevanti. Per questi utenti niente cambierà e non saranno obbligati ad abbonarsi.
È vero che Facebook offre un’opzione a pagamento, ma la scelta di sottoscriverla è volontaria. Questa opzione è destinata esclusivamente a coloro che sono disposti a pagare per evitare la visualizzazione di pubblicità durante l’utilizzo della piattaforma.
Per tutti gli altri utenti, vorrei precisare che l’accesso alla piattaforma rimarrà sempre gratuito.
È fondamentale sottolineare che condividere un messaggio sgrammaticato sulla propria bacheca non offre alcuna protezione per i dati personali e la privacy degli utenti.
Questo tipo di messaggio, spesso condiviso con l’intento di proteggere la propria privacy online, afferma che la mancata pubblicazione di una dichiarazione consentirà tacitamente a Facebook di utilizzare le foto e le informazioni degli utenti.
Tuttavia, è importante sottolineare che tali dichiarazioni non hanno alcun valore legale e sono il risultato di informazioni errate e malintenzionate.
Pertanto, è consigliabile non condividere questo tipo di messaggio e fare affidamento sulle impostazioni di privacy fornite da Facebook per proteggere i propri dati personali.
Questa pratica non solo è una bufala, ma indica anche una scarsa consapevolezza digitale da parte di molti italiani riguardo ai temi della privacy e dei termini di servizio dei social media.
Inoltre, ciò comporta il rischio di essere vittime di phishing mirato, mettendo ulteriormente a repentaglio la nostra sicurezza online.
Ma la colpa è di Facebook?
Molti utenti, spesso poco informati o influenzati dagli algoritmi dei social network, si lasciano facilmente coinvolgere da notizie non verificate. Questo fenomeno è preoccupante perché potrebbe confermare le statistiche che indicano che molti italiani non comprendono correttamente ciò che leggono. E abbiamo delle prove a sostegno di questa affermazione.
Dobbiamo far capire a coloro che ci seguono e ci studiano che non abbiamo una conoscenza approfondita del mondo digitale che ci circonda e non comprendiamo i meccanismi aziendali delle piattaforme che utilizziamo.
In gioco c’è non solo la nostra riservatezza e sicurezza, ma anche la nostra credibilità
Il vero aggiornamento di Facebook
Inizialmente, i social media sono stati fraintesi come servizi gratuiti. Tuttavia, nel tempo hanno adottato un modello di business che si basa sullo sfruttamento economico dei dati personali degli utenti.
Queste piattaforme raccolgono una vasta quantità di dati, che vengono elaborati e utilizzati per indirizzare agli utenti pubblicità mirata.
I dati personali degli utenti rappresentano un valore economico significativo per i social network, compresa la piattaforma di Facebook. Nonostante l’utilizzo gratuito della piattaforma, essa riesce a generare profitti grazie alla raccolta e all’analisi dei nostri dati personali. Questo processo conferisce un valore economico ai nostri dati, poiché siamo noi utenti a costituire tale valore.
Cosa è cambiato? Ora è diventato ufficiale grazie all’introduzione di questa nuova formula di abbonamento. Tuttavia, il funzionamento è rimasto lo stesso.
A fronte della corresponsione di un canone mensile, l’utente avrebbe accesso ad una versione dei Social priva di pubblicità mirata e avulsa da qualsiasi strumento di profilazione o tracciamento.
Qualora l’utente decidesse di non sottoscrivere l’abbonamento, potrebbe comunque accedere ai Social prestando obbligatoriamente il proprio consenso a ricevere pubblicità mirata e ad essere profilato.
Meta adotta l’approccio utilizzato da molte testate giornalistiche online, offrendo ai lettori la possibilità di scegliere se pagare l’abbonamento in denaro o “pagare con i propri dati personali” consentendo l’installazione di cookie di profilazione.
Questa opzione consente ai lettori di accedere ai contenuti del sito senza dover effettuare un pagamento diretto, ma piuttosto fornendo informazioni personali che verranno utilizzate per fini di profilazione.
“Una scelta necessaria”
Con i dati personali diventati l’asset principale di piattaforme come Facebook e Instagram, l’introduzione del GDPR ha portato a una serie di interventi da parte delle Autorità Garanti privacy europee. Uno dei provvedimenti più significativi è stato quello dell’Autorità Garante Irlandese, che ha imposto a Meta una sanzione di circa 400 milioni di euro.
La Ripartizione della Sanzione
La sanzione è stata suddivisa in due parti: 210 milioni di euro per le violazioni commesse su Facebook e 180 milioni di euro per quelle su Instagram. Questo provvedimento ha avuto un impatto significativo sul modello di business adottato da Meta.
Il Cambiamento del Modello di Business
Il provvedimento sanzionatorio ha dichiarato illegittimi quei trattamenti basati su clausole relative alla profilazione e alla pubblicità mirata, inserite nei Termini d’Uso della piattaforma, che gli utenti devono accettare integralmente per iscriversi.
L’Impatto sulla Raccolta dei Dati Personali
La raccolta dei dati personali da parte dei social media si è complicata a causa di recenti provvedimenti normativi. In passato, i trattamenti dei dati degli utenti venivano legittimati attraverso l’accettazione dei Termini d’Uso al momento dell’iscrizione. Tuttavia, questa pratica non è più consentita.
Il Garante irlandese ha emesso una sanzione che ha messo in discussione il modello di business adottato da Meta, dichiarando illegittimi i trattamenti basati su clausole relative alla profilazione e alla pubblicità mirata presenti nei Termini d’Uso della piattaforma.
Gli utenti sono tenuti ad accettare integralmente questi termini per potersi iscrivere alla piattaforma. Questo rende la raccolta dei dati personali, che rappresenta l’elemento chiave di queste piattaforme, più complessa per i social media.
Profilazione dei Dati Personali: Un Nuovo Scenario per Meta
che cosa è la profilazione
La profilazione è il processo automatizzato di raccolta ed elaborazione dei dati degli utenti al fine di suddividerli in gruppi in base alle loro preferenze. Questi gruppi sono chiamati “Cluster”. Un esempio comune di profilazione è quando ci viene mostrata una pubblicità relativa a un servizio che abbiamo precedentemente cercato su un sito web. In questo caso, i nostri dati sono stati raccolti e utilizzati per mostrare pubblicità mirate in futuro.
Secondo il GDPR, la profilazione è definita come l’utilizzo automatizzato dei dati personali per valutare aspetti personali di una persona, come il rendimento professionale, la situazione economica, la salute, le preferenze personali, gli interessi, il comportamento, l’ubicazione o gli spostamenti.
Quindi, per determinare se si sta effettuando una profilazione, è importante verificare se le persone sono tracciate online e se vengono prese decisioni o analizzate le loro preferenze, comportamenti e posizioni personali.
In sintesi, la profilazione comprende il trattamento automatizzato dei dati personali per valutare aspetti personali di una persona fisica.
Il Consenso è Fondamentale
L’orientamento dell’European Data Protection Board (EDPB) è chiaro: per realizzare attività di profilazione, è sempre necessario il consenso degli interessati[1]
Attenzione però: Il Garante privacy austriaco ha sollevato preoccupazioni sulla necessità di garantire la granularità del consenso, cercando di frenare le pratiche comuni di “consenso generalizzato”
L’Opzione dell’Abbonamento Mensile Il “Pay or Okay”
Questa pratica è simile al c.d. cookie pay wall, già in uso in Italia e in altri paesi UE, soprattutto nel mondo dell’editoria. Alcuni Garanti di numerosi Paesi UE hanno mostrato una certa apertura al c.d. “pay or okay”, pur riservandosi una valutazione caso per caso
L’Informativa e il Costo
Due punti importanti da considerare sono l’informativa e il costo. Le due alternative disponibili devono essere chiare all’interessato, e deve essere spiegato cosa comporta il trattamento dei dati personali svolto da strumenti di tracciamento.
E mi raccomando prestate attenzione, non fatevi ridere dietro