Il diritto all’oblio ha una storia complessa e articolata che si estende dall’era analogica a quella digitale, evolvendosi significativamente nel tempo per rispondere alle sfide poste dall’avanzamento tecnologico e dalla crescente digitalizzazione della società.
Origini e Sviluppo Storico
Le origini del diritto all’oblio possono essere tracciate fino al concetto di riservatezza, che ha radici profonde nella giurisprudenza e nella dottrina legale.
Inizialmente, il diritto all’oblio era strettamente legato alla protezione della privacy personale e alla possibilità di impedire la ripubblicazione di informazioni che potessero danneggiare l’onore e la reputazione di un individuo dopo un lungo periodo di tempo
Nel contesto analogico, il diritto all’oblio era principalmente associato alla non divulgazione di vecchie condanne penali o di altri dati sensibili che potessero pregiudicare l’individuo nella vita quotidiana.
Questo diritto era visto come un’estensione del diritto alla privacy, che permetteva alle persone di non rimanere indeterminatamente esposte ai danni ulteriori che la reiterata pubblicazione di una notizia legittimamente divulgata in passato poteva arrecare
Evoluzione nel Contesto Digitale
Con l’avvento di Internet e la digitalizzazione delle informazioni, il diritto all’oblio ha acquisito nuove dimensioni e sfide. La capacità del web di conservare e rendere accessibili indefinitamente grandi quantità di dati ha reso la gestione della privacy e dell’oblio più complessa. In questo contesto, il diritto all’oblio è stato interpretato come la capacità di un individuo di richiedere la rimozione di link, articoli o altri dati che lo riguardano da risultati di ricerca o database online, in particolare quando queste informazioni sono obsolete o non più rilevanti
La sentenza Google Spain della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nel 2014 ha segnato una pietra miliare per il diritto all’oblio nel contesto digitale.
Questa sentenza ha riconosciuto il diritto degli individui di chiedere ai motori di ricerca di rimuovere informazioni che potrebbero violare la privacy e che non sono più pertinenti, stabilendo un equilibrio tra il diritto alla privacy e il diritto del pubblico all’informazione8.
Regolamentazione e Implicazioni Legali
Il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) dell’Unione Europea, entrato in vigore nel 2018, ha formalizzato il diritto all’oblio come “diritto alla cancellazione” degli articoli 17, 21 e 22. Questo regolamento impone agli operatori di trattamento dei dati di cancellare le informazioni personali su richiesta dell’interessato, a meno che non prevalgano motivi legittimi per conservarle
DIritto all’oblio e diritto alla riservatezza
Il diritto all’oblio e il diritto alla riservatezza sono due concetti giuridici strettamente correlati ma distinti, entrambi fondamentali nella tutela della privacy e dell’identità personale degli individui.
La loro evoluzione e applicazione sono state influenzate dall’avvento di Internet e dalla digitalizzazione delle informazioni, che hanno ampliato il dibattito sulla protezione dei dati personali e sulla gestione delle informazioni personali online.
Diritto all’Oblio
Il diritto all’oblio si riferisce alla capacità di un individuo di far rimuovere le informazioni che lo riguardano da risultati di ricerca o database online, in particolare quando queste informazioni sono obsolete o non più rilevanti.
Il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) dell’Unione Europea ha formalizzato il diritto all’oblio come “diritto alla cancellazione” degli articoli 17, 21 e 22, imponendo agli operatori di trattamento dei dati di cancellare le informazioni personali su richiesta dell’interessato, a meno che non prevalgano motivi legittimi per conservarle2720.
Diritto alla Riservatezza
Il diritto alla riservatezza, o privacy, riguarda la protezione degli aspetti personali e intimi della vita di un individuo contro l’accesso, l’uso o la divulgazione non autorizzati. Questo diritto è radicato nella giurisprudenza e nella dottrina legale e si estende alla protezione della comunicazione privata, dei dati personali e delle informazioni relative alla vita privata e familiare.
Il diritto alla riservatezza è garantito da varie normative, tra cui il GDPR, che stabilisce regole rigorose per il trattamento dei dati personali e offre agli individui un controllo maggiore sui loro dati, compresi il diritto di accesso, rettifica, limitazione del trattamento, opposizione al trattamento e portabilità dei dati
Distinzione e Interazione
Mentre il diritto alla riservatezza si concentra sulla protezione della sfera privata dell’individuo contro intrusioni o divulgazioni non autorizzate, il diritto all’oblio si occupa specificamente della rimozione di informazioni obsolete o irrilevanti dalla sfera pubblica, in particolare nel contesto digitale. Entrambi i diritti sono essenziali per garantire che gli individui possano controllare le informazioni che li riguardano e proteggere la loro privacy e reputazione online
La giurisprudenza e le normative hanno cercato di bilanciare questi diritti con altri interessi pubblici, come la libertà di espressione e il diritto del pubblico all’informazione, stabilendo criteri e condizioni sotto i quali il diritto all’oblio e il diritto alla riservatezza possono essere esercitati.
Questo bilanciamento è particolarmente rilevante nel contesto dei media e di Internet, dove la diffusione di informazioni è rapida e la loro rimozione può avere implicazioni per la libertà di espressione e l’accesso alle informazioni
Oblio Oncologico
L’oblio oncologico si riferisce al diritto di una persona di non essere più discriminata a causa di una precedente diagnosi di cancro, in particolare nel contesto lavorativo. Questo concetto è fondamentale per garantire che gli individui che hanno superato il cancro possano reintegrarsi pienamente nella società senza la paura di stigmatizzazione o discriminazione.
Fondamenti Costituzionali
La Repubblica Italiana riconosce il lavoro non solo come un’attività economica, ma come un diritto fondamentale e un principio su cui si fonda la società.
Gli articoli 1 e 4 della Costituzione sottolineano l’importanza del lavoro per la realizzazione personale e per il progresso sociale ed economico del Paese.
L’articolo 2 della Costituzione Italiana stabilisce il principio fondamentale del riconoscimento e della garanzia dei diritti inviolabili dell’individuo, non solo come singolo ma anche nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità. Questo articolo pone le basi per la tutela della dignità umana e dei diritti personali contro ogni forma di discriminazione.
Articolo 3 della Costituzione Italiana afferma il principio di eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. Questo articolo è fondamentale per garantire che nessuno sia discriminato a causa della sua storia medica.
Articolo 32 della Costituzione Italiana riconosce il diritto alla salute come interesse fondamentale dell’individuo e della collettività, e impegna lo Stato a tutelare tale diritto con azioni che mirano alla prevenzione e cura delle malattie. La tutela della salute comprende anche il diritto di non subire discriminazioni a seguito di malattie pregresse.
Questa visione pone l’Italia in linea con altre democrazie moderne che vedono il lavoro come un diritto e non solo come un dovere o un’attività economica.
Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) e la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (CDFUE)
Articoli 8 e 9 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) trattano rispettivamente del diritto al rispetto della vita privata e familiare e del diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Questi articoli sottolineano l’importanza della protezione della vita privata contro interventi arbitrari.
Articoli 7 e 8 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (CDFUE) rafforzano la tutela della vita privata e della protezione dei dati personali, stabilendo che tali dati devono essere trattati in modo lecito, equo e trasparente, nel rispetto della vita privata dell’individuo.
Articolo 21 proibisce ogni forma di discriminazione, inclusa quella basata sullo stato di salute, rafforzando il principio di eguaglianza.
Articolo 35 riconosce il diritto di accesso alla prevenzione sanitaria e all’assistenza medica, sottolineando l’importanza della salute come diritto fondamentale.
Articolo 38 garantisce la protezione dei consumatori, che può essere interpretato in modo da includere la protezione dei consumatori da pratiche discriminatorie basate sulla storia medica, come nel caso dell’accesso ai servizi finanziari e assicurativi.
Il GDPR
Articolo 17 del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) introduce il diritto all’oblio, consentendo alle persone di richiedere la cancellazione dei propri dati personali in determinate circostanze, ampliando così la portata della protezione dei dati personali.
Lo Statuto dei Lavoratori e la Protezione dei Dati
Lo Statuto dei Lavoratori, introdotto con la legge n. 300 del 1970, e successivamente modificato e integrato (da ultimo con la legge n. 238 del 23 dicembre 2021), rappresenta un pilastro della legislazione lavoristica italiana.
Questo corpus di leggi mira a proteggere i diritti dei lavoratori all’interno delle dinamiche lavorative, limitando le possibilità per i datori di lavoro di invadere indebitamente la sfera privata dei lavoratori o di discriminare basandosi su aspetti non pertinenti alla prestazione lavorativa.
Lo Statuto dei lavoratori (L.300/1970) stabilisce chiaramente che è vietato al datore di lavoro effettuare indagini sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, nonché su fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell’attitudine professionale. Questo include, implicitamente, le condizioni di salute passate come il cancro, che non dovrebbero influenzare la percezione delle capacità professionali di un individuo.
La disciplina relativa al trattamento dei dati personali, in particolare quelli riguardanti lo stato di salute dei lavoratori, trova una sua specifica regolamentazione all’interno dello Statuto dei lavoratori, precisamente negli articoli 5 e 6. Queste disposizioni sono di fondamentale importanza nel contesto del diritto del lavoro, poiché stabiliscono un sistema di garanzie volto a proteggere la privacy e la dignità dei lavoratori, in particolare di coloro che hanno superato una patologia oncologica.
Gli articoli 5 e 6 dello Statuto dei lavoratori pongono dei limiti molto precisi sul trattamento dei dati sanitari dei dipendenti:
- Articolo 5: Vieta esplicitamente al datore di lavoro di effettuare accertamenti sulla idoneità del lavoratore e sulla sua infermità per malattia o infortunio. Questo significa che il datore di lavoro non può indagare direttamente sullo stato di salute del lavoratore, compresa la sua storia oncologica, a meno che non sia per finalità specifiche e circoscritte, legate alla natura del lavoro svolto e sempre nel rispetto della privacy del lavoratore.
- Accertamenti Sanitari: Gli accertamenti sanitari possono essere condotti solo da entità esterne, come i servizi ispettivi degli istituti previdenziali competenti, e solo in determinate circostanze, come nel caso di assenze per malattia. Questi organismi, quando richiesto dal datore di lavoro, sono tenuti a verificare la legittimità delle assenze per infermità, garantendo così un ulteriore livello di protezione alla privacy del lavoratore.
Normative e Direttive Europee
A livello europeo, diverse direttive mirano a proteggere i lavoratori da discriminazioni basate su condizioni di salute. La Direttiva 2000/78/CE stabilisce un quadro generale per combattere la discriminazione sul lavoro per motivi di religione o convinzioni, disabilità, età o orientamento sessuale.
Implicazioni Etiche e Sociali
Oltre agli aspetti legali, è importante considerare le implicazioni etiche e sociali dell’oblio oncologico. Questo include il diritto alla privacy, l’importanza del supporto sociale e professionale per coloro che hanno superato il cancro, e come le politiche aziendali e le pratiche di assunzione possano essere adattate per promuovere l’inclusione.
Il diritto alla privacy dei lavoratori, in particolare riguardo a condizioni di salute come il cancro, è un aspetto fondamentale del diritto del lavoro. L’oblio oncologico si inserisce in questo contesto come un’estensione del diritto alla privacy, garantendo che le persone non debbano affrontare discriminazioni a lungo termine a causa di una diagnosi passata.
La legislazione italiana, attraverso lo Statuto dei Lavoratori e le successive integrazioni, cerca di proteggere questo diritto, in linea con i principi costituzionali di dignità e uguaglianza.
Normativa sull’Oblio Oncologico: Panoramica
La legge n. 193 del 2023 mira a proteggere i diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche, prevenendo discriminazioni in vari ambiti della vita sociale ed economica, inclusa l’occupazione.
Questa legge riconosce il diritto all’oblio oncologico, ovvero il diritto di non essere discriminati a causa di una precedente diagnosi di cancro, specialmente in fasi critiche come i colloqui di lavoro o le selezioni professionali.
I principi su cui si fonda
Privacy e Dignità: La legge riconosce il valore intrinseco della privacy e della dignità personale, sostenendo che le persone non dovrebbero essere costrette a rivelare informazioni personali, in particolare quelle relative alla salute, che non hanno rilevanza attuale o futura per le loro capacità e competenze.
Non Discriminazione: Stabilisce un principio di non discriminazione, assicurando che le persone guarite da una patologia oncologica non subiscano trattamenti ingiusti o pregiudizi, in particolare in ambiti critici come l’occupazione, l’accesso ai servizi finanziari e assicurativi, e altre aree della vita civile e sociale.
Autonomia Individuale: Promuove l’autonomia individuale, dando alle persone il controllo sulle proprie informazioni personali e sulla narrazione della propria storia di salute, senza che questa diventi un ostacolo al loro sviluppo personale e professionale.
Cosa Dice la Legge?
Richiesta di Informazioni sullo Stato di Salute:
La legge sull’oblio oncologico vieta esplicitamente ai datori di lavoro di richiedere informazioni relative a precedenti diagnosi di cancro durante i processi di selezione o i colloqui di lavoro. Questo si basa sul principio che tali informazioni non sono rilevanti per la valutazione delle competenze professionali del candidato.
Violazioni e Sanzioni
Qualora un datore di lavoro violasse queste disposizioni, richiedendo informazioni sullo stato di salute pregresso in contesti non giustificati da esigenze lavorative specifiche e direttamente correlate all’attività lavorativa da svolgere, potrebbe incorrere in sanzioni. Queste possono variare da sanzioni amministrative a risarcimenti per danni morali o discriminazioni subite dal lavoratore.
Protezione e Diritto alla Riservatezza
La legge sull’oblio oncologico rafforza il diritto alla privacy e alla riservatezza delle persone che hanno superato il cancro, garantendo che la loro storia clinica non diventi un ostacolo nella ricerca o nel mantenimento di un impiego.
Implicazioni del Diritto ad Essere Medicalmente Dimenticati
Il diritto ad essere medicalmente dimenticati mira a eliminare le barriere che le persone guarite da una patologia oncologica possono incontrare in vari ambiti della vita sociale ed economica. Questo include:
Accesso ai Servizi Bancari e Finanziari: Evitare che le storie cliniche influenzino negativamente l’idoneità per prestiti, ipoteche o altri servizi finanziari. Le banche e le compagnie assicurative non possono richiedere informazioni sullo stato di salute oncologico passato se sono trascorsi più di dieci anni dalla fine del trattamento senza recidive
Accesso a Mutui e Prestiti: Non si può negare l’accesso a mutui o altri prestiti sulla base di una storia di cancro, sempre rispettando il termine di dieci anni
Servizi Assicurativi: Prevenire che le tariffe assicurative siano ingiustamente aumentate o che siano negate coperture basate su diagnosi passate.
Procedure d’Adozione: Garantire che le precedenti condizioni di salute non siano utilizzate per discriminare nei processi di adozione. Le procedure di adozione non possono includere discriminazioni basate su precedenti condizioni oncologiche dopo il periodo specificato dalla legge.
Inserimento o Reinserimento nel Mondo del Lavoro: Assicurare che le persone guarite non siano ostacolate o discriminate durante la ricerca di un impiego o il ritorno al lavoro dopo una malattia. I datori di lavoro non possono discriminare candidati basandosi su una pregressa malattia oncologica se è trascorso il periodo stabilito dalla legge
Criteri Temporali per il Diritto all’Oblio Oncologico
La normativa che regolamenta il diritto all’oblio oncologico introduce criteri temporali specifici per il riconoscimento di questo diritto, basati sulla distanza temporale dalla conclusione del trattamento attivo della patologia oncologica. Questi criteri sono di fondamentale importanza, in quanto stabiliscono dei parametri chiari per determinare quando una persona può essere considerata “medicalmente dimenticata” in relazione alla sua pregressa condizione di salute. Vediamo nel dettaglio questi criteri:
- Periodo di Dieci Anni: Il diritto all’oblio oncologico si applica a coloro che hanno concluso il trattamento attivo della patologia oncologica da almeno dieci anni, senza aver sperimentato recidive o ricadute. Questo intervallo di tempo è stato probabilmente stabilito per assicurare che il paziente sia in uno stato di remissione a lungo termine, riducendo così il rischio percepito da parte dei datori di lavoro, delle compagnie assicurative e di altre entità che potrebbero altrimenti discriminare basandosi sulla storia medica dell’individuo.
- Riduzione a Cinque Anni per i Minorenni: Per i casi in cui la malattia sia insorta prima del ventunesimo anno di età, il periodo necessario per beneficiare del diritto all’oblio oncologico è ridotto a cinque anni. Questa disposizione tiene conto della particolare vulnerabilità dei giovani pazienti oncologici e della maggiore probabilità di una remissione stabile in età giovanile, facilitando così il loro reintegro nella vita sociale ed economica senza il peso della loro pregressa condizione di salute.
Implicazioni del Criterio Temporale
Questi criteri temporali hanno diverse implicazioni significative:
- Equità e Protezione: Assicurano un equilibrio tra la necessità di proteggere le persone da possibili discriminazioni e il bisogno di basare tale protezione su criteri oggettivi e ragionevoli che riflettano un genuino superamento della patologia.
- Incentivo alla Riabilitazione: Forniscono un incentivo per la riabilitazione e il reintegro sociale e professionale delle persone guarite da una patologia oncologica, offrendo una prospettiva temporale chiara dopo la quale possono aspettarsi una piena tutela dei loro diritti.
- Sensibilizzazione: Contribuiscono alla sensibilizzazione riguardo alle sfide affrontate dai sopravvissuti al cancro, promuovendo una maggiore comprensione delle loro esigenze e dei diritti nel lungo periodo dopo il trattamento.
Il Diritto all’Oblio Oncologico nel Contesto Lavorativo
La questione del bilanciamento tra il diritto del datore di lavoro di indagare sulle potenziali assunzioni e il diritto del candidato al lavoro di mantenere riservate informazioni sul proprio passato, in particolare in relazione a una pregressa condizione oncologica, rappresenta un punto di frizione significativo nel diritto del lavoro e nella tutela della privacy.
L’oblio oncologico, come diritto a essere “medicalmente” dimenticato, assume una rilevanza particolare in questo contesto, riflettendo l’importanza di proteggere la dignità e l’identità personale dei sopravvissuti al cancro.
Il diritto all’oblio oncologico, che impedisce indagini preassuntive relative a condizioni di salute pregresse, si basa su principi fondamentali di privacy e di non discriminazione. Questo diritto è ancorato a principi costituzionali che vedono nel lavoro non solo un’attività economica, ma un mezzo di realizzazione personale e di partecipazione alla vita sociale.
Bilanciamento dei Diritti
- Diritto del Datore di Lavoro: I datori di lavoro hanno legittimamente interesse a valutare l’idoneità dei candidati per le posizioni disponibili. Tuttavia, questa valutazione deve basarsi su criteri oggettivi e pertinenti alla natura del lavoro, senza invadere inutilmente la sfera privata dei candidati o discriminare basandosi su condizioni di salute pregresse che non influenzano le capacità lavorative attuali.
- Diritto alla Privacy del Candidato: Il diritto alla privacy storica e all’oblio oncologico enfatizza l’importanza di consentire agli individui di iniziare nuovi capitoli della loro vita senza essere penalizzati per eventi passati, in particolare per condizioni di salute che sono state superate. Questo diritto è particolarmente critico nel contesto lavorativo, dove la storia medica non pertinente non dovrebbe influenzare le opportunità di lavoro.
Protezione della Riservatezza e Diritto all’Oblio Oncologico
La normativa sottolinea l’importanza di tutelare la riservatezza del lavoratore, in particolare riguardo al suo passato oncologico. Il diritto all’oblio oncologico emerge come un principio fondamentale, garantendo ai lavoratori il diritto di non dover rivelare la propria pregressa condizione di salute, in linea con i principi di non discriminazione e di rispetto della dignità personale.
Principali Disposizioni della Legge n. 193/2023
Articolo 4: Stabilisce norme specifiche per l’accesso alle procedure concorsuali e selettive, al lavoro e alla formazione professionale.
La legge vieta esplicitamente di richiedere informazioni relative allo stato di salute dei candidati riguardanti patologie oncologiche pregresse, a condizione che il trattamento attivo si sia concluso da più di dieci anni senza episodi di recidiva.
Questo periodo di tempo viene ridotto alla metà (cinque anni) se la patologia è insorta prima del compimento del ventunesimo anno di età.
Politiche Attive: La legge richiede l’adozione, da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in accordo con il Ministro della Salute, di specifiche politiche attive per garantire l’eguaglianza di opportunità nell’inserimento e nella permanenza nel lavoro, nonché nell’accesso ai servizi e nella riqualificazione dei percorsi di carriera e retributivi per chi ha superato una patologia oncologica.
Queste politiche devono essere formulate entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, dopo aver consultato le organizzazioni di pazienti oncologici registrate nella sezione Reti associative del Registro unico nazionale del Terzo settore.
Le fasi di attuazione
Prima Fase (Entro il 2.3.2024): Questa fase prevedeva l’emissione di un decreto del Ministero della Salute per disciplinare le modalità e le forme per la certificazione della guarigione. La certificazione della guarigione è un passo fondamentale per permettere ai sopravvissuti al cancro di beneficiare delle protezioni previste dalla legge, in particolare nel contesto lavorativo.
Seconda Fase (Entro il 2.4.2024): In questa fase, un ulteriore decreto del Ministero della Salute avrebbe dovuto definire una serie di patologie oncologiche per cui i pazienti possono essere considerati guariti in un lasso temporale inferiore rispetto a quello generalmente previsto dalla legge. Questo riconosce la varietà delle condizioni oncologiche e la diversità dei percorsi di guarigione.
Terza Fase (Entro il 2.7.2024): L’ultima fase prevede l’emissione di un decreto, a firma del Ministero del Lavoro in concerto con il Ministero della Salute, dopo aver consultato le organizzazioni di pazienti oncologici. Questo decreto mira a stabilire e promuovere politiche attive per assicurare ai sopravvissuti al cancro uguali opportunità in ambito lavorativo.
Obiettivi della Legge
Contrastare la Discriminazione: La legge punta a eliminare ogni forma di discriminazione nei confronti dei sopravvissuti al cancro, riconoscendo la loro piena dignità e capacità di contribuire al mondo del lavoro.
Promuovere l’Inclusione: Attraverso la definizione di politiche attive, la legge intende facilitare l’inserimento e la permanenza nel lavoro dei sopravvissuti al cancro, garantendo loro accesso equo a opportunità di formazione e sviluppo professionale.
Riconoscere i Percorsi di Guarigione: La legge riconosce che i percorsi di guarigione possono variare significativamente a seconda della patologia oncologica e dell’individuo, adattando i suoi criteri di applicazione per riflettere questa diversità.
Prevalenza del Diritto al Reinserimento e alla Parità di Trattamento
La tendenza normativa e giurisprudenziale sembra inclinare verso la prevalenza del diritto al reinserimento e alla parità di trattamento dei lavoratori, anche in presenza di pregressi oncologici.
Questo approccio è motivato dalla volontà di combattere ogni forma di discriminazione e di favorire l’inclusione lavorativa dei soggetti che hanno superato una patologia oncologica. La legge n. 193/2023 rappresenta un esempio di come il legislatore cerchi di proteggere questi lavoratori, limitando la possibilità per i datori di lavoro di effettuare indagini preassuntive sulla salute passata dei candidati.
Bilanciamento di Interessi
Il bilanciamento tra la tutela della salute pubblica e del singolo lavoratore e le esigenze organizzative dell’azienda è un elemento chiave.
La normativa prevede che il divieto di richiedere informazioni sulla salute passata del candidato valga per patologie da cui si sia guariti da più di dieci anni, o cinque anni per i soggetti che hanno avuto patologie oncologiche prima del ventunesimo anno di età.
Questo criterio temporale cerca di bilanciare la necessità di proteggere la privacy e la dignità del lavoratore con le legittime esigenze di sicurezza e idoneità per determinate mansioni da parte del datore di lavoro.
Valutazione Futura dell’Applicazione della Legge
La vera efficacia della legge n. 193/2023 e il suo impatto sul bilanciamento tra i diritti dei lavoratori e le esigenze dei datori di lavoro saranno valutabili solo nel tempo, attraverso l’analisi degli esiti concreti della sua applicazione.
Sarà fondamentale monitorare come questa normativa influenzerà il mercato del lavoro, in particolare per quanto riguarda l’inclusione dei sopravvissuti al cancro, e se sarà in grado di promuovere effettivamente il principio di uguaglianza e di non discriminazione.
Reintegrato e risarcito perche’ e’ discriminatorio licenziare chi ha il tumore.
La sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, n. 1754/2022, emessa l’11 aprile 2024, affronta una questione delicata e di grande rilevanza sociale: il licenziamento di un lavoratore affetto da una doppia neoplasia linfoproliferativa cronica, ritenuto discriminatorio in quanto basato sul superamento del periodo di comporto.
La Corte, confermando le decisioni dei gradi di giudizio precedenti, ha stabilito che tale licenziamento viola i principi di non discriminazione previsti dalla normativa europea e nazionale, in particolare alla luce della Direttiva 2000/78/CE e del d.lgs. 216/2003.
La sentenza si fonda su diversi pilastri giuridici e principi fondamentali:
- Discriminazione Indiretta: La Corte ha riconosciuto che l’applicazione del periodo di comporto standard a un lavoratore disabile, senza considerare le sue specifiche esigenze e la maggiore probabilità di assenze dovute alla sua condizione di salute, costituisce una forma di discriminazione indiretta. Questo perché impone allo stesso lavoratore disabile standard non ragionevolmente applicabili, data la sua condizione.
- Accomodamenti Ragionevoli: La decisione ribadisce l’importanza degli accomodamenti ragionevoli, che i datori di lavoro sono tenuti a valutare e implementare per garantire che i lavoratori disabili non siano svantaggiati. Questi possono includere modifiche dell’organizzazione del lavoro, dell’orario di lavoro o delle mansioni assegnate, purché non comportino oneri sproporzionati per il datore di lavoro.
- Onere della Prova Attenuato: In linea con la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la sentenza applica un regime di onere della prova attenuato a favore del lavoratore. Una volta che il lavoratore ha fornito elementi di fatto che possono far presumere l’esistenza di una discriminazione, spetta al datore di lavoro dimostrare che non vi è stata alcuna violazione del principio di non discriminazione.
- Conoscenza della Condizione di Salute e Assenze per Malattia: La Corte ha sottolineato che il datore di lavoro, conoscendo la condizione di salute del lavoratore e la sua documentata patologia oncologica cronica, avrebbe dovuto approfondire le ragioni delle assenze per malattia legate alla condizione di salute nota, piuttosto che procedere al licenziamento per superamento del periodo di comporto.
In conclusione, questa sentenza rappresenta un importante passo avanti nella tutela dei diritti dei lavoratori disabili, sottolineando la necessità per i datori di lavoro di adottare un approccio più inclusivo e attento alle specifiche esigenze dei loro dipendenti, in particolare quelli affetti da condizioni di salute che richiedono un trattamento speciale.