Il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha annunciato l’arrivo di una nuova piattaforma nazionale di intelligenza artificiale per supportare il sistema sanitario, in particolare per ridurre le liste d’attesa e migliorare l’assistenza territoriale.
L’Impatto della Telemedicina sulle Liste d’Attesa
La telemedicina può avere un impatto significativo sulla riduzione delle liste d’attesa nella sanità.
Uno studio ha dimostrato che l’implementazione di una struttura organizzativa basata sul ricorso alla telemedicina può ridurre le liste d’attesa.
Il governo sta valutando misure per abbattere le liste d’attesa, tra cui l’estensione dell’accesso alla telemedicina anche ai medici di famiglia e ai pediatri.
L’epidemia di COVID-19 ha evidenziato sia la validità che la necessità di soluzioni di telemedicina, mediante le quali è possibile assicurare cure ed assistenza a distanza.
In uno scenario post-COVID, l’utilizzo della telemedicina potrebbe consentire di erogare un maggior numero di visite giornaliere rispetto alla sola modalità in presenza, contribuendo anche al recupero del backlog accumulato per le visite cancellate durante l’emergenza.
Nell’accesso ai servizi di telemedicina devono essere garantite equità e trasparenza, con modalità e liste di attesa, ove necessarie, chiare e verificabili. Le principali aree applicative della telemedicina sono la televisita (paziente-medico), il telemonitoraggio e il teleconsulto.
Molti paesi europei, come Norvegia, Spagna e Gran Bretagna, hanno investito in soluzioni di e-health e telemedicina, riconoscendone i benefici per l’accessibilità e l’efficienza delle cure.In sintesi, la telemedicina rappresenta uno strumento promettente per ridurre le liste d’attesa, migliorare l’accesso alle cure e recuperare le prestazioni arretrate, a patto che sia implementata garantendo equità, trasparenza e appropriatezza.
L’Integrazione dei Dati Sanitari: Sfide e Opportunità
L’integrazione dei dati sanitari presenta sia sfide che opportunità significative per il settore.
Una delle principali sfide è la mancanza di un formato di dati standard, poiché nel corso degli anni le organizzazioni sanitarie hanno accumulato diversi formati di dati, alcuni incompatibili con i sistemi e con altri dati.
Inoltre, spesso non esiste un approccio unitario alla gestione dei dati, con persone diverse che elaborano e utilizzano le stesse serie di dati, portando a potenziali discrepanze e problemi di proprietà dei dati.
Altre sfide includono idee sbagliate sulla privacy e sulla condivisione dei dati, incoerenza dei dati tra le applicazioni e la complessità derivante dai crescenti volumi di dati generati quotidianamente, come cartelle cliniche elettroniche, immagini mediche e dati genomici.
L’elaborazione accurata dei dati è fondamentale per evitare errori potenzialmente gravi, come la prescrizione di farmaci sbagliati.
Nonostante queste sfide, l’integrazione dei dati sanitari offre anche grandi opportunità. Uno spazio europeo dei dati sanitari ben progettato potrebbe accelerare la diffusione dell’intelligenza artificiale, una tecnologia cruciale per la sanità europea.
L’Europa ha già la più grande concentrazione al mondo di ricercatori dedicati all’applicazione dell’IA in ambito diagnostico e uno spazio comune di dati di alta qualità potrebbe consolidare questo vantaggio.
Tuttavia, il successo di tale iniziativa dipende dall’interoperabilità delle banche dati nazionali e da un quadro normativo chiaro, che potrebbe richiedere modifiche alle attuali norme sulla privacy per evitare che diventino un ostacolo troppo complesso.
Gli health big data possono supportare le strutture sanitarie nel miglioramento qualitativo dei servizi e nell’efficientamento dei processi, fornendo ai manager un quadro chiaro sull’operatività e previsioni di andamento futuro su cui basare decisioni strategiche.In sintesi, sebbene l’integrazione dei dati sanitari presenti sfide significative legate a standardizzazione, privacy, sicurezza e complessità, offre anche grandi opportunità per migliorare la qualità delle cure, l’efficienza operativa e l’innovazione attraverso tecnologie come l’intelligenza artificiale.
Affrontare queste sfide in modo strategico sarà fondamentale per sbloccare appieno il potenziale degli health big data.
L’Intelligenza Artificiale per la Diagnosi e la Terapia – il ddl sulla intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale (IA) sta rivoluzionando il settore sanitario, offrendo strumenti avanzati per la diagnosi e la terapia. La recente legislazione italiana ha introdotto nuove regole per l’uso dell’IA in ambito sanitario, con l’obiettivo di migliorare l’assistenza e garantire l’inclusione delle persone con disabilità.
L’articolo 7 del disegno di legge disciplina l’uso dell’IA, vietando qualsiasi forma di discriminazione nell’accesso alle prestazioni sanitarie e promuovendo la diffusione di sistemi di IA che migliorino le condizioni di vita e l’accessibilità per le persone con disabilità.
È fondamentale che l’uso dell’IA non comprometta la decisione finale del medico, e che i sistemi siano affidabili, verificati e aggiornati periodicamente per minimizzare il rischio di errori.
L’articolo 8 del disegno di legge si concentra sulla ricerca e sperimentazione scientifica, dichiarando di rilevante interesse pubblico i trattamenti di dati eseguiti per la realizzazione di sistemi di IA con finalità terapeutiche e farmacologiche.
Questo incoraggia sia enti pubblici che privati a investire nella ricerca, garantendo che i dati utilizzati siano trattati con la massima sicurezza e rispetto per i diritti fondamentali degli individui.
Inoltre, l’articolo 9 introduce disposizioni specifiche per il fascicolo sanitario elettronico e i sistemi di sorveglianza nel settore sanitario, istituendo una piattaforma di IA gestita dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas).
Questa piattaforma supporta i professionisti sanitari nella presa in carico della popolazione assistita, utilizzando dati strettamente necessari e garantendo un livello di sicurezza adeguato al rischio.
L’Agenas, in collaborazione con il Ministero della Salute e altre autorità competenti, è responsabile della valutazione dell’impatto del trattamento dei dati e dell’implementazione di misure tecniche e organizzative per proteggere i diritti degli interessati.
In sintesi, l’IA offre enormi potenzialità per migliorare la diagnosi e la terapia, ma richiede un quadro normativo chiaro e rigoroso per garantire l’affidabilità dei sistemi, la sicurezza dei dati e il rispetto dei diritti fondamentali.
Sanzioni per mancata disdetta
La nuova piattaforma nazionale di intelligenza artificiale annunciata dal Ministro della Salute Orazio Schillaci utilizzerà l’IA anche per gestire le prenotazioni e le mancate presentazioni degli assistiti.
In base alle nuove regole, l’assistito che non si presenta nel giorno previsto per la prestazione sanitaria senza fornire una giustificata disdetta, salvi i casi di forza maggiore e impossibilità sopravvenuta, può essere tenuto al pagamento di una quota di partecipazione al costo.
Questa quota dovrà essere corrisposta all’erogatore pubblico o privato accreditato presso cui era stata prenotata la prestazione non usufruita.
Si tratta della quota ordinaria di partecipazione al costo, il cosiddetto ticket, che l’assistito avrebbe dovuto pagare se si fosse presentato regolarmente.
L’obiettivo di questa misura è scoraggiare le mancate presentazioni ingiustificate, che rappresentano uno spreco di risorse e contribuiscono ad allungare le liste d’attesa.
Grazie all’intelligenza artificiale, la piattaforma sarà in grado di tracciare automaticamente le prenotazioni disattese e di gestire l’eventuale richiesta di pagamento della quota di partecipazione.
Saranno fatte salve le situazioni di forza maggiore e impossibilità sopravvenuta che impediscono all’assistito di presentarsi o di disdire per tempo la prenotazione. In questi casi, opportunamente documentati, non sarà richiesto il pagamento della quota.
Questa innovazione si inserisce nel quadro più ampio della riforma della sanità digitale, che punta a sfruttare le potenzialità dell’IA e dei big data per migliorare l’efficienza del sistema sanitario, ridurre gli sprechi e offrire un servizio più puntuale ai cittadini.
L’integrazione dell’IA nella gestione delle prenotazioni rappresenta un passo importante in questa direzione.
Cup unico per prenotazioni nazionali
Il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha annunciato l’introduzione di un Centro Unico di Prenotazione (CUP) nazionale per ridurre le liste d’attesa e migliorare l’accesso alle prestazioni sanitarie. Il CUP unico metterà insieme tutte le prestazioni disponibili sia nel pubblico che nel privato convenzionato, offrendo ai cittadini un quadro completo delle opzioni e dei tempi d’attesa.
Secondo quanto previsto dal decreto, il CUP unico sarà attivato a livello regionale o infraregionale e includerà obbligatoriamente tutte le prestazioni degli erogatori pubblici e privati accreditati.
Tutti gli erogatori pubblici e privati accreditati, sia ospedalieri che ambulatoriali, devono fare riferimento al Centro Unico di Prenotazione (CUP), che è unico a livello regionale o infra-regionale.
Per garantire la piena interoperabilità dei centri di prenotazione degli erogatori privati accreditati con i CUP territoriali, tale interoperabilità è una condizione preliminare necessaria per la stipula degli accordi contrattuali con le strutture sanitarie.
Le strutture sanitarie private autorizzate devono garantire la piena interoperabilità del proprio sistema di prenotazione con il sistema dei CUP. Questo requisito sarà un elemento di valutazione per l’accreditamento istituzionale da parte delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano.
Inoltre, il CUP dovrà attivare un sistema di recall per ricordare agli assistiti la data della prestazione e richiedere la conferma o la cancellazione della prenotazione. In caso di mancata presentazione senza giustificata disdetta, l’assistito potrà essere tenuto a pagare ugualmente il ticket previsto.
Il CUP attiva un sistema di disdetta delle prenotazioni per ricordare agli assistiti la data della prestazione e richiedere la conferma o la cancellazione dell’appuntamento almeno due giorni lavorativi prima della prestazione.
Questo sistema include anche modalità di ottimizzazione delle agende di prenotazione, secondo indicazioni tecniche uniformi a livello nazionale.
L’obiettivo è garantire ai cittadini informazioni precise su tempi d’attesa e disponibilità di prestazioni, sia nel pubblico che nel privato convenzionato, attraverso un unico punto di accesso.
Tuttavia, l’implementazione del CUP unico potrebbe variare da regione a regione e alcune, come l’Emilia Romagna, hanno sollevato perplessità riguardo alle coperture finanziarie necessarie per attuare le riforme richieste.Il decreto non sembra prevedere al momento fondi extra specifici per finanziare l’iniziativa.
Sarà quindi importante valutare nel dettaglio i contenuti definitivi del provvedimento e del disegno di legge collegato per comprendere appieno le implicazioni operative e finanziarie del CUP unico nazionale.
Limiti a intramoenia nel decreto
Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha annunciato che il nuovo decreto sulle liste d’attesa includerà misure per limitare il fenomeno delle prestazioni intramoenia.
Presso ogni azienda sanitaria e ospedaliera, deve essere garantito un corretto ed equilibrato rapporto tra attività istituzionale e attività libero-professionale.
È vietato che l’attività libero-professionale possa comportare per ciascun dipendente un volume di prestazioni superiore a quello assicurato per i compiti istituzionali.
L’attività libero-professionale sarà soggetta a verifica da parte della direzione generale aziendale, con la possibilità di applicare misure, inclusa la sospensione del diritto all’attività stessa.
In particolare, non sarà più possibile per un medico effettuare in intramoenia un numero di prestazioni maggiore rispetto a quelle erogate nel sistema pubblico
Schillaci ha citato casi in cui sono state riscontrate 90 prestazioni intramoenia a fronte di sole 9 nel pubblico, definendolo un dato clamoroso.
Questo squilibrio incide negativamente sulle liste d’attesa e va quindi fronteggiato.
Per monitorare la situazione, verrà implementata una piattaforma che permetterà di sapere regione per regione quali prestazioni mancano, in modo da poter intervenire tempestivamente. Inoltre, il decreto prevede l’estensione dell’orario di erogazione delle prestazioni, includendo anche il sabato e la domenica, per aumentare l’offerta assistenziale e ridurre i tempi d’attesa.
Queste misure si inseriscono in un quadro più ampio di riforma del sistema sanitario, che include anche l’aumento del tetto di spesa per le assunzioni di personale al 15% già dal 2024 e la sua completa abolizione a partire dal 2025, dopo 20 anni di esistenza.
L’obiettivo dichiarato è garantire ai cittadini l’accesso tempestivo alle prestazioni, con un esame entro 72 ore se necessario, a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Per raggiungere questo traguardo, il Ministro ha sottolineato l’importanza della collaborazione di Regioni, ASL, medici e tutto il personale sanitario.In sintesi, il decreto punta a riequilibrare il rapporto tra attività istituzionale e intramoenia, scoraggiando gli abusi e aumentando l’offerta di prestazioni pubbliche, anche attraverso l’estensione degli orari e l’assunzione di nuovo personale. Un impegno ambizioso che richiederà il coordinamento di tutti gli attori del sistema sanitario.
Monitoraggio nazionale liste d’attesa
Per ricostruire le liste d’attesa, il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha annunciato l’implementazione immediata nel decreto legge di un sistema di monitoraggio nazionale affidato all’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas).
Questo sistema prevede una piattaforma unica che permetterà di sapere, regione per regione, quali prestazioni mancano per poter intervenire tempestivamente.
Attualmente, la mancanza di dati centralizzati rende difficile intervenire in modo efficace.
Per ovviare a questo problema, il decreto prevede che i privati convenzionati mettano a fattor comune i dati sulle prestazioni disponibili in un’agenda pubblica, che per trasparenza includerà sia le prestazioni private che quelle pubbliche.
Se le strutture private non aderiranno a questo sistema, rischieranno di perdere l’accreditamento.
Questa misura mira a incentivare la condivisione dei dati e a creare un quadro completo dell’offerta sanitaria su tutto il territorio nazionale.Inoltre, per incentivare il personale sanitario a fornire prestazioni aggiuntive volte a ridurre le liste d’attesa, il piano prevede anche una riduzione dell’aliquota fiscale dal 43% al 15% per le prestazioni straordinarie.
Questa misura si affianca all’estensione dell’orario di erogazione delle prestazioni, includendo anche il sabato e la domenica.L’obiettivo complessivo è creare un sistema trasparente e integrato, in cui sia possibile monitorare in tempo reale la situazione delle liste d’attesa e intervenire prontamente per colmare le lacune, sia attraverso una migliore collaborazione tra pubblico e privato, sia incentivando il personale sanitario a fornire prestazioni aggiuntive.
Infrastruttura AI per liste d’attesa
Il decreto legge sulle liste d’attesa, all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri, prevede l’istituzione di una infrastruttura nazionale di intelligenza artificiale per supportare la gestione delle prenotazioni sanitarie.
La progettazione e realizzazione di tale infrastruttura è affidata all’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas).
Secondo quanto previsto dall’articolo 1 del decreto, il sistema di IA erogherà servizi di supporto per la gestione delle liste d’attesa in varie modalità:
- Ai cittadini per l’accesso ai servizi sanitari
- Ai professionisti sanitari per la presa in carico della popolazione assistita
- Ai medici nella pratica clinica quotidiana, fornendo suggerimenti non vincolanti
- Alle strutture sanitarie per la gestione e organizzazione ottimale delle prenotazioni e delle agende in relazione ai fabbisogni
L’obiettivo è sfruttare le potenzialità dell’intelligenza artificiale per migliorare l’efficienza del sistema di prenotazione, ridurre le liste d’attesa e fornire un supporto personalizzato a cittadini, medici e strutture sanitarie nella gestione delle prestazioni. L’infrastruttura di IA si integrerà con le altre misure previste dal decreto, come il CUP unico regionale e il monitoraggio nazionale delle liste d’attesa, per creare un sistema più efficiente e trasparente.
Obiettivi della Piattaforma liste d’attesa
La Piattaforma nazionale delle liste di attesa, istituita presso l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas), persegue sei obiettivi principali per garantire l’efficacia del monitoraggio a livello nazionale:
Misurazione delle prestazioni in lista di attesa sul territorio nazionale: la piattaforma consentirà di avere un quadro completo e aggiornato delle prestazioni in attesa in tutto il Paese, fornendo dati aggregati e disaggregati per regione e tipologia di prestazione.
Disponibilità di agende sia per il sistema pubblico che per gli erogatori privati accreditati: la piattaforma includerà le agende di prenotazione di tutte le strutture sanitarie, pubbliche e private accreditate, garantendo una visione d’insieme dell’offerta assistenziale.
Verifica del rispetto del divieto di sospensione o di chiusura delle attività di prenotazione: attraverso il monitoraggio continuo, la piattaforma vigilerà sul rispetto dell’obbligo di mantenere sempre aperte le agende di prenotazione, evitando sospensioni o chiusure ingiustificate.
Modulazione dei tempi di attesa in relazione alle classi di priorità: la piattaforma consentirà di verificare che i tempi di attesa siano commisurati alle classi di priorità clinica delle prestazioni, garantendo un accesso tempestivo alle cure più urgenti.
Produttività con tasso di saturazione delle risorse umane e tecnologiche: attraverso l’analisi dei dati, la piattaforma permetterà di valutare l’efficienza nell’utilizzo delle risorse, monitorando il tasso di saturazione del personale e delle apparecchiature disponibili.
Appropriatezza nell’accesso alle prestazioni: la piattaforma utilizzerà anche strumenti di intelligenza artificiale per verificare l’appropriatezza delle prescrizioni, in coerenza con i criteri dei Raggruppamenti Omogenei di Attesa (RAO) e con le raccomandazioni previste nelle linee guida e nelle buone pratiche clinico-assistenziali.
Questa piattaforma ha l’obiettivo di garantire l’interoperabilità con le piattaforme per le liste di attesa di ciascuna regione e provincia autonoma. L’AGENAS è autorizzata a trattare i dati personali necessari per la gestione della Piattaforma.
Entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto, il Ministro della Salute adotterà specifiche linee guida per definire le modalità attuative di tale interoperabilità.
Non è ancora stata comunicata una data precisa per l’entrata in funzione della piattaforma, ma il decreto prevede una rapida implementazione per affrontare con urgenza il problema delle liste d’attesa. Sarà fondamentale monitorare l’effettiva realizzazione di questo strumento e valutarne l’impatto concreto sulla gestione delle liste d’attesa e sull’accessibilità alle cure su tutto il territorio nazionale.
In caso di inefficienze o anomalie emerse dal controllo delle agende di prenotazione, l’AGENAS può attuare audit nei confronti delle regioni dove si trovano le aziende sanitarie titolari delle agende, per verificare il corretto funzionamento del sistema di gestione delle liste di attesa.
Piattaforma anti-liste: funzionamento e tempistiche
La Piattaforma nazionale delle liste di attesa, istituita presso l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas), sarà alimentata dai dati del flusso informativo “Tessera Sanitaria”, con particolare riferimento ai dati in chiaro della ricetta del Servizio Sanitario Nazionale dematerializzata e ai dati pseudonimizzati riferiti alla spesa sanitaria che confluiscono nella dichiarazione dei redditi precompilata (730), nonché ai dati relativi alle prenotazioni resi disponibili dai CUP regionali.
L’interoperabilità tra i diversi livelli è un requisito essenziale per il successo dell’iniziativa, poiché consentirà di avere una visione d’insieme delle liste d’attesa e di intervenire in modo mirato laddove emergano criticità.
A fronte di inefficienze o anomalie emerse a seguito del controllo delle agende di prenotazione, Agenas potrà attuare meccanismi di audit nei confronti delle Regioni nei cui territori insistono le aziende sanitarie titolari delle suddette agende, con finalità di verifica del corretto funzionamento del sistema di gestione delle liste di attesa.
Questo potere di controllo e intervento rappresenta un elemento chiave per garantire l’efficacia e la trasparenza del sistema, evitando disparità e disfunzioni a livello locale.
Non è ancora stata comunicata una data precisa per l’entrata in funzione della Piattaforma, ma il decreto prevede una rapida implementazione per affrontare con urgenza il problema delle liste d’attesa. Sarà fondamentale monitorare l’effettiva realizzazione di questo strumento e valutarne l’impatto concreto sulla gestione delle liste d’attesa e sull’accessibilità alle cure su tutto il territorio nazionale.
Base giuridica per IA sanitaria
L’articolo 1 del decreto legge sulle liste d’attesa rappresenta la base giuridica per l’implementazione del supporto dell’intelligenza artificiale alla piattaforma di telemedicina e alla medicina convenzionata, con l’obiettivo di migliorare l’appropriatezza prescrittiva dei medici di famiglia e l’efficientamento delle liste d’attesa.
Secondo quanto previsto dalla bozza, l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) sarà titolare del trattamento dei dati personali all’interno dell’infrastruttura di IA.
Prima di specificare i tipi di dati trattati e le operazioni eseguite, Agenas dovrà ottenere il parere del Ministero della Salute e del Garante per la protezione dei dati personali.
Con un proprio provvedimento, Agenas definirà nel dettaglio le modalità di trattamento dei dati, garantendo il livello di sicurezza necessario e la conformità alle disposizioni del Regolamento UE sulla privacy (GDPR).
Questo passaggio è fondamentale per assicurare la tutela dei dati sensibili dei pazienti e il rispetto delle norme in materia di protezione dei dati personali.Un aspetto rilevante di questo capitolo del decreto è che non prevede oneri finanziari aggiuntivi.
L’implementazione dell’infrastruttura di IA per la telemedicina e il supporto alla medicina convenzionata avverrà quindi con le risorse già a disposizione, senza gravare ulteriormente sul bilancio pubblico.
L’integrazione dell’intelligenza artificiale nella piattaforma di telemedicina e nella pratica clinica dei medici di famiglia rappresenta un passo importante verso la digitalizzazione del sistema sanitario e l’ottimizzazione dei processi di cura.
Grazie all’analisi dei dati e all’elaborazione di suggerimenti mirati, l’IA potrà supportare i medici nel miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva e contribuire alla riduzione delle liste d’attesa, a beneficio dei pazienti e dell’efficienza complessiva del sistema.
Prestazioni intramoenia o private garantite
Il decreto legge sulle liste d’attesa, attualmente in discussione al Consiglio dei Ministri, prevede che se le prestazioni sanitarie non vengono erogate nei tempi previsti dalle vigenti classi di priorità, le aziende sanitarie debbano garantire al cittadino la prestazione in intramoenia o attraverso il privato accreditato.
Le modalità specifiche di questa garanzia saranno definite con un decreto del Ministro della Salute, da adottarsi entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto.
Questo provvedimento ad hoc dettaglierà come le aziende sanitarie dovranno procedere per assicurare le prestazioni nei tempi previsti, ricorrendo all’attività libero-professionale intramuraria dei propri medici o alle strutture private accreditate.L’obiettivo è evitare che i cittadini subiscano ritardi eccessivi nell’accesso alle cure a causa delle liste d’attesa.
Rendendo obbligatorio per le aziende sanitarie fornire alternative tempestive, il decreto mira a tutelare il diritto alla salute e a garantire l’erogazione delle prestazioni entro i tempi massimi stabiliti per ciascuna classe di priorità.
Questa misura si affianca alle altre iniziative previste dal decreto, come l’istituzione del CUP unico regionale, il monitoraggio nazionale delle liste d’attesa e l’implementazione di un’infrastruttura di intelligenza artificiale per supportare la gestione delle prenotazioni.
L’insieme di questi interventi punta a creare un sistema più efficiente, trasparente ed equo nell’accesso alle prestazioni sanitarie.
Visite specialistiche anche nel weekend
L’articolo 4 del decreto legge prevede misure per potenziare l’offerta assistenziale in relazione alle visite diagnostiche e specialistiche, al fine di garantire il rispetto dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie ed evitare degenze prolungate dovute alla mancanza di disponibilità per esami diagnostici.
In particolare, le visite diagnostiche e specialistiche saranno effettuate anche nei giorni di sabato e domenica, con la possibilità di prolungare l’orario di erogazione delle prestazioni.
I direttori regionali della sanità sono responsabili della vigilanza sull’attuazione di questa disposizione e devono trasmettere un report specifico alle Direzioni generali competenti del Ministero della Salute.
Le attività svolte in base a questa disposizione saranno considerate ai fini dell’applicazione di misure sanzionatorie e premiali nei confronti dei direttori regionali della sanità
Più fondi a privati accreditati
L’articolo 5 del decreto legge sulle liste d’attesa prevede un aumento della quota del Fondo Sanitario Nazionale che le Regioni possono utilizzare per l’acquisto di prestazioni da strutture private accreditate.
A partire dal 2024 e fino all’adozione dei decreti previsti dal comma 2, i valori della spesa per il personale delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale (SSN) delle regioni autorizzati per il 2023 saranno incrementati annualmente a livello regionale.
Questo incremento sarà del 10% dell’aumento del fondo sanitario regionale rispetto all’anno precedente e, su richiesta della regione, di un ulteriore importo fino al 5% del medesimo incremento, per un totale massimo del 15% dell’incremento del fondo sanitario regionale rispetto all’anno precedente.
Questo incremento sarà possibile nel rispetto dell’equilibrio economico e finanziario del Servizio sanitario regionale e compatibilmente con la programmazione regionale in materia di assunzioni.
L’incremento massimo del 5% sarà autorizzato previa verifica della congruità delle misure compensative della maggiore spesa di personale con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, e con l’intesa della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano. Di conseguenza, dal 2024 non si applicheranno più le disposizioni precedenti che limitavano la spesa per il personale.
Dal 2025, per determinare la spesa per il personale delle aziende e degli enti del SSN delle regioni, nell’ambito del livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato e nel rispetto dell’equilibrio economico e finanziario del Servizio sanitario regionale, saranno adottati uno o più decreti del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano.
Questi decreti definiranno una metodologia per stabilire il fabbisogno di personale degli enti del SSN in coerenza con i valori previsti.
I piani triennali dei fabbisogni per il servizio sanitario regionale, predisposti dalle regioni sulla base di questa metodologia, saranno approvati con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, per verificare la congruità finanziaria.
Questo passaggio mira a potenziare la collaborazione tra il sistema sanitario pubblico e le strutture private convenzionate, al fine di ridurre le liste d’attesa e garantire una maggiore accessibilità alle cure.
Aumentando le risorse destinabili all’acquisto di prestazioni dal privato accreditato, le Regioni avranno più flessibilità nel far fronte alla domanda di servizi sanitari e nel colmare eventuali carenze dell’offerta pubblica.
Questa disposizione riconosce il ruolo cruciale delle strutture private accreditate nell’ambito dell’emergenza-urgenza e delle patologie tempo-dipendenti, come l’infarto miocardico acuto, l’ictus e i traumi maggiori.
Destinando prioritariamente le risorse a queste prestazioni, si punta a garantire una risposta tempestiva e adeguata alle situazioni cliniche più critiche, indipendentemente dalla natura pubblica o privata della struttura erogatrice.
L’incremento della quota destinabile al privato accreditato e la priorità assegnata alle prestazioni di emergenza-urgenza rappresentano due misure complementari per migliorare l’accessibilità e la qualità delle cure, riducendo i tempi d’attesa e assicurando un’assistenza appropriata ai pazienti in condizioni di maggiore criticità. Sarà importante monitorare l’attuazione di queste disposizioni e valutarne l’impatto effettivo sulla performance del sistema sanitario e sulla salute dei cittadini.
Obbligo iscrizione piattaforma per convenzioni
Il decreto legge sulle liste d’attesa prevede l’obbligo per gli erogatori pubblici e privati accreditati, sia ospedalieri che ambulatoriali, di iscriversi alla Piattaforma nazionale delle liste di attesa, a pena di nullità per la stipula delle convenzioni.
Questa misura mira a garantire la completa adesione di tutte le strutture sanitarie al sistema di monitoraggio e gestione delle liste d’attesa, evitando disparità e zone d’ombra.Inoltre, il decreto promuove l’attivazione di soluzioni digitali da parte delle Regioni e delle Province autonome di Trento e Bolzano per consentire ai cittadini di prenotare e disdire autonomamente gli appuntamenti, nonché di effettuare il pagamento del ticket ove previsto.
Queste modalità digitali rappresentano un importante passo avanti verso la semplificazione e la trasparenza del processo di prenotazione, riducendo gli oneri burocratici per gli assistiti.Il Centro Unico di Prenotazione (CUP), unico a livello regionale o infraregionale, dovrà attivare un sistema di disdetta delle prenotazioni per ricordare all’assistito la data di erogazione della prestazione e richiedere la conferma o la cancellazione della prenotazione effettuata, da effettuarsi almeno due giorni lavorativi prima dell’erogazione della prestazione, anche in modalità da remoto.
Questo sistema di recall mira a ridurre il fenomeno delle mancate presentazioni e a ottimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili.
Inoltre, il CUP dovrà implementare sistemi di ottimizzazione delle agende di prenotazione, secondo le indicazioni tecniche contenute in Linee di indirizzo a livello nazionale, adottate con decreto del Ministro della Salute, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano.
Queste linee guida garantiranno l’uniformità e l’efficienza del sistema su tutto il territorio nazionale.
Infine, il decreto prevede che l’inadempienza contrattuale da parte dei soggetti affidatari dello sviluppo del CUP di una regione, definitivamente accertata, costituisca illecito professionale grave. In tal caso, l’esclusione sarà disposta dalle gare avviate in qualsiasi regione, a tutela dell’integrità e dell’affidabilità del sistema.
Queste misure, nel loro insieme, mirano a creare un sistema di gestione delle liste d’attesa più efficiente, trasparente e uniforme su tutto il territorio nazionale, responsabilizzando tutti gli attori coinvolti e sfruttando appieno le potenzialità delle tecnologie digitali.
Piano d’azione per servizi sanitari – Ulteriori misure per il potenziamento dell’offerta assistenziale e il rafforzamento dei Dipartimenti di salute mentale
Per le regioni che partecipano al Programma Nazionale Equità nella Salute 2021-2027, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, sarà definito un piano d’azione con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR.
Questo piano, finanziato con le risorse del Programma, mira a rafforzare la capacità di erogazione dei servizi sanitari e ad aumentare l’utilizzo dei servizi sanitari e sociosanitari sul territorio, rispettando le procedure, i vincoli territoriali, programmatici e finanziari previsti dalla programmazione 2021-2027 e i criteri di ammissibilità del Programma stesso.
Il piano d’azione individua specifiche iniziative, in particolare per i servizi sanitari e sociosanitari erogati a domicilio o in ambulatorio, per le attività svolte dai Dipartimenti di salute mentale (DSM), dai Consultori Familiari (CF) e dai Punti per gli screening oncologici.
Queste iniziative includono:
a) Investimenti nelle infrastrutture tecnologiche destinate all’erogazione di servizi sanitari o sociosanitari;
b) Investimenti per l’adeguamento infrastrutturale e il potenziamento tecnologico dei Dipartimenti di salute mentale, dei Consultori familiari e dei Punti screening;
c) Investimenti per sostituire, ammodernare o implementare le attrezzature informatiche, tecnologiche e diagnostiche destinate all’erogazione di servizi sanitari o sociosanitari;
d) Formazione degli operatori sanitari per:
1) Sperimentazione di progetti terapeutico-riabilitativi personalizzati in tutti i Dipartimenti di salute mentale delle regioni partecipanti, in collaborazione con i servizi sociali dei comuni e degli enti del terzo settore;
2) Sperimentazione di modelli organizzativi e percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali specifici per i Consultori familiari;
3) Sviluppo di metodologie e strumenti per l’integrazione e l’aggiornamento continuo delle liste anagrafiche degli inviti ai test di screening, per includere anche la popolazione in condizioni di vulnerabilità socio-economica;
4) Sperimentazione di modelli organizzativi per migliorare l’organizzazione dei servizi di screening.
Incentivi fiscali per prestazioni aggiuntive
Il disegno di legge sulle liste d’attesa prevede un aumento del 20% della tariffa oraria per le prestazioni aggiuntive svolte dal personale sanitario, con l’obiettivo di incentivare l’erogazione di servizi extra per ridurre i tempi di attesa.
Questa misura si affianca a una decontribuzione fiscale, con l’applicazione di una tassazione separata ad aliquota fissa del 15% per i compensi derivanti da tali prestazioni.
Secondo quanto emerge dalle ultime bozze circolate, il DDL punta a introdurre queste misure economiche dedicate al personale sanitario come parte di un pacchetto più ampio di garanzie sui tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie.
L’aumento della tariffa oraria e il regime fiscale agevolato mirano a rendere più attrattivo per i professionisti lo svolgimento di attività aggiuntive, incentivandoli a dedicare più tempo alla riduzione delle liste d’attesa.
Inoltre, le bozze fanno riferimento anche alla possibilità per le Regioni di destinare risorse aggiuntive alla contrattazione collettiva integrativa, privilegiando le specialità mediche più carenti o caratterizzate da condizioni di lavoro più disagiate.
Questa “indennità di disagio” rappresenterebbe un ulteriore strumento per attrarre e trattenere il personale sanitario in settori critici, migliorando la copertura dei servizi e riducendo i tempi di attesa.L’insieme di queste misure economiche mira a valorizzare l’impegno del personale sanitario, riconoscendo il carico di lavoro aggiuntivo necessario per affrontare il problema delle liste d’attesa.
Incentivando la partecipazione dei professionisti alle attività extra e sostenendo le specialità più in sofferenza, il DDL punta a creare le condizioni per un’erogazione più tempestiva ed efficiente delle prestazioni sanitarie.Sarà importante monitorare l’attuazione di queste disposizioni e valutarne l’impatto effettivo sulla motivazione del personale e sulla riduzione dei tempi di attesa, garantendo al contempo un uso efficiente delle risorse pubbliche e un’equa distribuzione dei benefici tra le diverse categorie di professionisti sanitari.
Più fondi per specialisti ambulatoriali
Il disegno di legge sulle liste d’attesa prevede ulteriori misure per coinvolgere gli specialisti ambulatoriali interni nel recupero delle prestazioni arretrate. In particolare, si ipotizza uno stanziamento di 100 milioni di euro per aumentare a 100 euro la tariffa oraria per le prestazioni erogate da questi professionisti.
L’obiettivo è incentivare gli specialisti ambulatoriali a dedicare più tempo alle attività di recupero delle liste d’attesa, riconoscendo adeguatamente il loro impegno. L’aumento della tariffa oraria a 100 euro rappresenterebbe un segnale concreto di valorizzazione del loro ruolo e potrebbe attrarre più professionisti verso queste attività.
Inoltre, il DDL prevede di alzare fino a 10 ore settimanali le quote degli incarichi libero-professionali per gli specializzandi. Questa misura mira a coinvolgere maggiormente i medici in formazione specialistica nella riduzione delle liste d’attesa, consentendo loro di svolgere più attività al di fuori del percorso formativo.
Aumentando il limite orario per gli incarichi libero-professionali, si crea un bacino di risorse aggiuntive per affrontare il problema dei tempi di attesa, valorizzando al contempo le competenze degli specializzandi e offrendo loro opportunità di esperienza sul campo.
Queste disposizioni si affiancano alle altre misure previste dal DDL, come l’aumento della tariffa oraria per le prestazioni aggiuntive e la decontribuzione fiscale, creando un quadro organico di interventi volti a potenziare l’offerta di servizi sanitari e ridurre i tempi di attesa.
Sarà fondamentale monitorare l’attuazione di queste misure e valutarne l’impatto effettivo sulla partecipazione degli specialisti ambulatoriali e degli specializzandi alle attività di recupero, verificando che le risorse stanziate siano sufficienti e che i benefici siano equamente distribuiti tra le diverse figure professionali coinvolte.
Contratti autonomi contro gettonisti
Il disegno di legge sulle liste d’attesa prevede anche una misura volta a frenare il fenomeno del ricorso ai cosiddetti “gettonisti“, ovvero i medici delle cooperative private a cui gli ospedali si rivolgono per far fronte alla carenza di personale.
Si tratta della possibilità per le aziende sanitarie di assumere personale anche con contratti di lavoro autonomo
.Questa disposizione mira a offrire alle strutture sanitarie uno strumento più flessibile per reclutare professionisti, senza dover necessariamente ricorrere alle cooperative esterne.
Consentendo l’assunzione diretta di personale con contratti di lavoro autonomo, si punta a internalizzare le competenze necessarie e a stabilizzare l’organico, riducendo la dipendenza dai gettonisti.Il fenomeno dei gettonisti si è intensificato negli ultimi anni a causa della crescente carenza di medici e infermieri nel sistema sanitario pubblico.
Tuttavia, il ricorso a queste figure esterne comporta costi elevati per le aziende sanitarie e può compromettere la continuità e la qualità dell’assistenza, poiché i professionisti delle cooperative spesso lavorano a rotazione e hanno una conoscenza limitata del contesto organizzativo.
Offrendo la possibilità di assumere personale con contratti di lavoro autonomo, il DDL mira a dare alle aziende sanitarie uno strumento per attrarre e trattenere i professionisti necessari, garantendo una maggiore stabilità e integrazione nell’organico.
Questa misura si affianca alle altre iniziative previste dal disegno di legge, come gli incentivi economici per le prestazioni aggiuntive e il coinvolgimento degli specialisti ambulatoriali e degli specializzandi, creando un quadro organico di interventi per potenziare l’offerta di servizi sanitari e ridurre le liste d’attesa.
Sarà importante monitorare l’attuazione di questa disposizione e valutarne l’impatto effettivo sulla riduzione del ricorso ai gettonisti, verificando che le aziende sanitarie siano in grado di sfruttare appieno questa opportunità e che i contratti di lavoro autonomo offrano condizioni adeguate per attrarre e fidelizzare i professionisti necessari.